
Per secoli, Venzone, piccolo borgo incastonato tra le Alpi friulane, ha custodito un segreto noto solo ai suoi abitanti. Lontano dagli occhi del mondo, questo villaggio ha mantenuto vive antiche usanze al confine tra il reale e l’incredibile.
Â
Nel 1950, il fotografo americano Jack Birns si smarrì tra le montagne e cercò rifugio proprio a Venzone. Quello che trovò lo lasciò senza parole: un anziano beveva il tè... accanto a una mummia. Sconcertato e affascinato, Birns decise di fermarsi. Trascorse diversi giorni nel borgo, documentando con la sua macchina fotografica la quotidianità degli abitanti, che includeva incontri, dialoghi e rituali in compagnia dei loro defunti conservati.
Â
Le sue immagini vennero pubblicate dalla rivista LIFE, portando alla luce una tradizione che affondava le radici nei secoli.
Tutto ebbe inizio nel XIV secolo, quando la peste nera devastò la regione. Con i cimiteri ormai pieni, 42 corpi vennero deposti in bare di legno nella cappella di San Michele. Durante lavori di ristrutturazione nel 1647, le bare furono aperte: i corpi erano intatti, straordinariamente mummificati. La spiegazione scientifica parlò di un raro fungo presente nel terreno. Ma per gli abitanti fu un segno divino: i loro antenati erano stati scelti per vegliare sul paese.
Â
Da allora, le mummie sono diventate parte della vita di Venzone. Non oggetti di paura, ma figure familiari, quasi sacre. Per la comunità , non sono semplici resti: sono i guardiani del borgo, i custodi della memoria.